Il passato recente ha evidenziato un paradosso nel mercato delle auto elettriche. Si era ipotizzato che i veicoli elettrici (EV) sarebbero diventati comparabili in termini di prezzo con quelli a combustione interna (ICE). Tuttavia, ciò che è realmente accaduto è stato in parte sorprendente: i costi delle auto a combustione sono aumentati notevolmente e i prezzi per gli EV non hanno registrato la prevista diminuzione, a eccezione di un chiaro protagonista: gli EV cinesi.

La risposta dell’Unione Europea a questa situazione è stata piuttosto controversa. Pur di proteggere un’industria automobilistica nazionale considerata inefficiente e costosa, il blocco sta adottando misure che sembrano andare contro gli interessi dei consumatori, i quali dovrebbero rappresentare il fulcro delle politiche democratiche. Di fatto, si sta cercando di rendere gli EV cinesi più costosi, costringendo i potenziali acquirenti a pagare di più di quanto sarebbe necessario in un mercato realmente competitivo.

La questione dei dazi aggiuntivi sulle auto elettriche importate dalla Cina sta per giungere a una svolta; il 4 ottobre si svolgerà una votazione in Europa per decidere se introdurre nuove misure anti-competitive e in che misura. Si prevede un possibile aumento dei dazi fino al 45% su queste auto, ma c’è anche la possibilità che si arrivi a un accordo per stabilire un “prezzo minimo”, escludendo così i consumatori meno abbienti dal mercato degli EV e non impattando affatto sulle persone in grado di permettersi veicoli costosi.

Questa forma di protezionismo da parte dell’Europa è stata più volte accusata a sua volta nei confronti della Cina, creando un’ironia piuttosto evidente. Al momento, il pretesto utilizzato per le nuove misure è rappresentato dai sussidi statali cinesi, mentre dal canto suo un Paese come la Francia, che sostiene attivamente case automobilistiche come Renault, viene visto in una luce completamente diversa.

Le conseguenze della votazione si faranno sentire rapidamente, con l’attuazione delle nuove politiche prevista entro la fine di ottobre, a meno che 15 dei 27 Stati membri dell’UE, che rappresentano il 65% della popolazione, non decidano di opporsi a tali misure.



Fonte: www.arenaev.com