In un momento cruciale della sua storia, Volkswagen (VW) affronta sfide significative che vanno oltre l’obiettivo di migliorare i margini di profitto o la capitalizzazione di mercato. L’azienda ha annunciato che chiuderà per la prima volta uno stabilimento in Europa, con il sito Audi di Bruxelles destinato a fermarsi alla fine di febbraio. Questa decisione segna un importante cambiamento, poiché le discussioni ora riguardano la possibile chiusura di almeno tre stabilimenti, oscurando non solo siti più piccoli come Dresda o Osnabrück, ma anche impianti di grandi dimensioni.

Nel contesto di questa ristrutturazione, VW ha recentemente reso noti i risultati finanziari del terzo trimestre, che si rivelano allarmanti: il profitto netto è sceso del 64% a 1,58 miliardi di euro, mentre il fatturato è rimasto sostanzialmente stabile, con una lieve diminuzione dello 0,5% a 78,5 miliardi di euro. Nonostante un incremento del fatturato annuale a 237,3 miliardi di euro, il risultato operativo ha subito un calo del 21%, evidenziando una diminuzione della redditività, con un margine operativo sceso al 2% per il marchio VW.

VW giustifica la caduta dei profitti con ingenti spese di ristrutturazione pari a 2,2 miliardi di euro, principalmente dovute a liquidazioni per il personale in esubero, con costi per 1,2 miliardi di euro solo legati alla chiusura dello stabilimento di Bruxelles. La direzione dell’azienda ha parlato di una “tempesta perfetta” in arrivo, con una significativa flessione delle quote di mercato in Cina e un mercato europeo che fatica a riprendersi ai livelli pre-pandemia. Inoltre, le previsioni del CFO Arno Antlitz indicano vendite di veicoli in Europa ben al di sotto dei numeri pre-crisi, rendendo difficile per VW aumentare i prezzi in un contesto competitivo.

Antlitz ha citato il marchio Skoda come esempio positivo, con un margine dell’8% nei primi nove mesi dell’anno, grazie a una struttura dei costi più competitiva. Sebbene si preveda una diminuzione dei costi nello stabilimento di Wolfsburg rispetto all’anno precedente, rimangono incertezze sui nuovi obiettivi di risparmio, necessitando di una rivalutazione costante della situazione da parte del consiglio di amministrazione.

Il CFO ha riconosciuto la difficoltà delle misure in discussione, sottolineando la responsabilità condivisa di guidare Volkswagen verso un futuro sicuro. Nonostante le sfide finanziarie, ci sono segnali positivi: gli ordini per veicoli elettrici sono quasi raddoppiati, e la domanda per ibridi plug-in sta aumentando, permettendo a VW di soddisfare gli obiettivi di CO2 per il 2025.

Nel contesto di queste ristrutturazioni, il sindacato IG Metall ha minacciato “ulteriore escalation” se VW non ritirerà le chiusure di impianti. Le attuali contrattazioni si concentrano su un accordo salariale che coinvolge circa 120.000 dipendenti, con possibili scioperi all’orizzonte se le trattative non porteranno risultati. L’IG Metall richiede un “concetto di futuro sostenibile” per tutti gli stabilimenti, ponendo così in evidenza la fragilità del momento e la necessità di soluzioni condivise per evitare conflitti.



Fonte: www.electrive.com